RIETI - Prorogata fino al 25 novembre la mostra di Chiara Belloni "Misteri accoglienti", promossa da Studio7 Arte Contemporanea e a cura di Luca Arnaudo e Barbara Pavan. Le opere sono esposte a Rieti in via Pennina. ‘Ci sono montagne, foreste, case per uomini e uccelli; pochi i viventi immediatamente riconoscibili, e, quando pure compaiono, chiusi in una loro saturnina intangibilità. (…) La pittura di Chiara definisce una misura d'intimità, oscurità accoglienti quanto perturbanti, da cui l'osservatore si trova attirato, e, insieme, posto in questione. Simile immaginario, va detto, risulta coerente con la produzione precedente della giovane pittrice, già messasi in evidenza con interni domestici dalle risonanze metafisiche, e tuttavia in queste ultime occasioni acquisisce forme e attitudini più consapevolmente naturali, aprendosi ad ambienti esterni di un'includenza misteriosa, primigenia: luoghi da attraversare con cura, in cui sostare nella latenza di un'illuminazione, varchi di personale conoscenza. (…)
Se dei lavori precedenti viene mantenuto l'uso sapiente della pittura a olio su tela e a tempera su carta, nella nuova produzione la paletta cromatica si fa più rarefatta, spogliandosi di ogni superficialità coloristica per concentrarsi sulla profondità di pochi, ricorrenti toni di bianco e grigio conquistati con velature ripetute, sporcature sapienti, diluizioni (un'operazione che ogni serio artista sa bene quanto sia difficile, come segnalava già Nicholas De Staël quando affermava che «la vera sfida per un pittore è saper maneggiare i grigi e i bianchi»).
Nei lavori su carta, in particolare, colpisce il ricorso convinto al bitume, colore eletto per calore e consistenza, ma che la Belloni riesce a far risonare d'inedite leggerezze; dal canto suo, l'impiego del verso delle tele quale superficie per la pittura a olio consente di ottenere una ruvidità, una consistenza materica particolarmente idonea alle profondità visive dei soggetti. (…)
Tra rami frondosi e selve oscure, lungo il profilo di montagne accese di nubi (spiando magari, nel passaggio, l'interno di una casa o un nido), l'artista avanza così lungo una via affascinante e difficile, in una compagnia sparuta quanto impegnativa: ne fanno parte, per diretta ammissione della pittrice, la Louise Bourgeois dei disegni più tardi, l'Osvaldo Licini degli scabri paesaggi marchigiani, il Gastone Novelli dalle aspirazioni cosmologiche concentrate in segni minuti di bianchi. Viene da aggiungere ancora, su tutti, il già citato De Staël, pittore capace di creare montagne da corpi distesi, e di cui Chiara condivide a fondo tanto l'inquieta fertilità simbolica quanto l'attenzione ai rapporti tra composizione dell'immagine e misura cromatica.’ (Luca Arnaudo, dall’introduzione critica in catalogo).
Se dei lavori precedenti viene mantenuto l'uso sapiente della pittura a olio su tela e a tempera su carta, nella nuova produzione la paletta cromatica si fa più rarefatta, spogliandosi di ogni superficialità coloristica per concentrarsi sulla profondità di pochi, ricorrenti toni di bianco e grigio conquistati con velature ripetute, sporcature sapienti, diluizioni (un'operazione che ogni serio artista sa bene quanto sia difficile, come segnalava già Nicholas De Staël quando affermava che «la vera sfida per un pittore è saper maneggiare i grigi e i bianchi»).
Nei lavori su carta, in particolare, colpisce il ricorso convinto al bitume, colore eletto per calore e consistenza, ma che la Belloni riesce a far risonare d'inedite leggerezze; dal canto suo, l'impiego del verso delle tele quale superficie per la pittura a olio consente di ottenere una ruvidità, una consistenza materica particolarmente idonea alle profondità visive dei soggetti. (…)
Tra rami frondosi e selve oscure, lungo il profilo di montagne accese di nubi (spiando magari, nel passaggio, l'interno di una casa o un nido), l'artista avanza così lungo una via affascinante e difficile, in una compagnia sparuta quanto impegnativa: ne fanno parte, per diretta ammissione della pittrice, la Louise Bourgeois dei disegni più tardi, l'Osvaldo Licini degli scabri paesaggi marchigiani, il Gastone Novelli dalle aspirazioni cosmologiche concentrate in segni minuti di bianchi. Viene da aggiungere ancora, su tutti, il già citato De Staël, pittore capace di creare montagne da corpi distesi, e di cui Chiara condivide a fondo tanto l'inquieta fertilità simbolica quanto l'attenzione ai rapporti tra composizione dell'immagine e misura cromatica.’ (Luca Arnaudo, dall’introduzione critica in catalogo).
-Sfumature di viaggio-