RIETI - Studio7 Arte Contemporanea, in via Pennina 19, a Rieti inaugura sabato 6 agosto , alle ore 19, la mostra personale di LuBott, "Un chiodo fisso per l’arte", a cura di Barbara Pavan.
‘Chiodi per descrivere. Chiodi per dire. Chiodi per scavare e capire. Chiodi per evocare l’esistenza. Insomma: chiodi quale nuovo ed inedito linguaggio di comunicazione, ultima frontiera dell’arte.
Questa, in sintesi, la felice intuizione di LuBott, che hanno ripensato uno degli attrezzi del lavorare di fatica e creatività, come punta di pennello da intinger nella vita, per potergli dare forma e rappresentarla, ponendosi in bilico tra gioco e provocazione. Ovvero che hanno recuperato, ri-forgiato, piegato, allungato, modellato, piantato, colorato, fotografato, stampato e riprodotto chiodi, fondendoli in assemblaggi armonici con altri materiali di scarto della quotidianità, ma di cui la pellicola è la onnipresente protagonista, per interpretare, secondo il loro peculiare angolo ottico, punto d’approdo di fantasia ed inventiva, la società ed i suoi cambiamenti. Cioè, un presente ed un futuro che, se non sono rosei come in “Fragile Nero”, o appassionati come “Un chiodo fisso per Monna Lisa”, sono comunque frutto dell’ottimistica consapevolezza di una palese ambivalenza.’ (Tania Belli, dal testo critico del catalogo della mostra EspaceArt_Nice)
LuBott è l’acronimo derivato dalle iniziali dei cognomi di Gianfranco Lunardo e Maria Bottari. I due artisti lavorano sotto questa sigla da alcuni anni, si sono occupati a lungo di fotografia etnografica collaborando periodicamente con l’Università della Calabria, Centro Interdipartimentale di Documentazione Demo-Antropologica. Quasi tutti i lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive, e nel 2003 nell’ambito del Festival Internazionale di Fotografia di Roma.
‘Chiodi per descrivere. Chiodi per dire. Chiodi per scavare e capire. Chiodi per evocare l’esistenza. Insomma: chiodi quale nuovo ed inedito linguaggio di comunicazione, ultima frontiera dell’arte.
Questa, in sintesi, la felice intuizione di LuBott, che hanno ripensato uno degli attrezzi del lavorare di fatica e creatività, come punta di pennello da intinger nella vita, per potergli dare forma e rappresentarla, ponendosi in bilico tra gioco e provocazione. Ovvero che hanno recuperato, ri-forgiato, piegato, allungato, modellato, piantato, colorato, fotografato, stampato e riprodotto chiodi, fondendoli in assemblaggi armonici con altri materiali di scarto della quotidianità, ma di cui la pellicola è la onnipresente protagonista, per interpretare, secondo il loro peculiare angolo ottico, punto d’approdo di fantasia ed inventiva, la società ed i suoi cambiamenti. Cioè, un presente ed un futuro che, se non sono rosei come in “Fragile Nero”, o appassionati come “Un chiodo fisso per Monna Lisa”, sono comunque frutto dell’ottimistica consapevolezza di una palese ambivalenza.’ (Tania Belli, dal testo critico del catalogo della mostra EspaceArt_Nice)
LuBott è l’acronimo derivato dalle iniziali dei cognomi di Gianfranco Lunardo e Maria Bottari. I due artisti lavorano sotto questa sigla da alcuni anni, si sono occupati a lungo di fotografia etnografica collaborando periodicamente con l’Università della Calabria, Centro Interdipartimentale di Documentazione Demo-Antropologica. Quasi tutti i lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive, e nel 2003 nell’ambito del Festival Internazionale di Fotografia di Roma.
-Sfumature di viaggio-